mer 29 maggio
Eritnes
di Juliano Dhembi, audio Mario Guida.
Eritnes rappresenta il primo atto di
un lavoro di documentazione sulle possibilità che il nostro corpo ha di
ascoltare i propri input, restituendoli attraverso una dimensione sensoriale.
Punto fermo del percorso è il lavoro
sulla forza interiore e in particolare sul suo ascolto. Pensiamo per un attimo
di tapparci le orecchie, anche se non ne abbiamo la necessità perché ci
troviamo in un posto isolato. Iniziamo ad ascoltare, ad indagare nel profondo
ciò che l’udito, isolandosi, percepisce.
Pensiamo alle sensazioni che ne
scaturiscono. Strato sotto strato, scavando sempre più a fondo, isolando il
suono del nostro respiro, arriviamo a percepire il nostro battito cardiaco.
Eritnes lo indaga, ne studia le
possibilità. Capisce cosa innesca una tachicardia e la registra. Le sue
sensazioni sono espresse tramite l’udito.
Immaginiamo, ora, di chiudere gli
occhi. Frame rapidi, a volte impercettibili, si susseguono finché non riusciamo
a identificarne qualcuno. Ma solo per qualche istante.
La velocità con cui si manifestano
immagini e rumori è assimilabile ad un caos generativo che prova a cercare la
strada per il proprio concepimento. Le sue emozioni sono espresse tramite la
vista.
Che cosa potrebbe accadere a queste
sensazioni se ad un tratto apparisse improvvisamente qualcosa di inatteso da
una struttura inanimata?
In un’antica storia Inuit, un
pescatore, credendo di aver preso un grosso pesce che l’avrebbe nutrito per
chissà quanto tempo, rimane stupito quando si accorge di aver pescato una donna
che “più lottava più restava impigliata. Inesorabilmente veniva trascinata
verso la superficie, con le costole agganciate all’amo”[1].
Il pescatore se ne innamora e la
loro diventa una simbiosi.
In Eritnes la simbiosi di suoni e
immagini converge nella staticità di un tronco e nella sua successiva
metamorfosi in una figura femminile che diventa protagonista.
La donna albero, una Dafne per una
volta protagonista e non legata all’antico nome di Apollo, assume caratteristiche
di rinascita. La percezione sensoriale è completa. Non resta che lasciarsi
trascinare dalla sua forza primordiale.
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