sabato 1 giugno 2013

Antonella Perazza recensisce per Frattale lo spettacolo "Svolta"


lun 27 maggio
Svolta
con Silvia Mazzavillani (concetto, regia, performer), Enrico Errani (performer musicale), Daniele Pennati (performer)

Ho lasciato una posizione non per sostituirla con altra,
ma perché anche quella era solo stazione di un cammino.
Quel che rimane costante nel pensare è il cammino.
E i sentieri del pensiero nascondono in sé un aspetto misterioso:
noi li possiamo percorrere in un senso o nell’altro;
anzi proprio solo il percorrerli a ritroso consente di avanzare.

M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio.





Entrano dalla porta, senza bussare, piedi nudi. Silenzio. Passi sul parquet, lo sguardo è sfuggente. Sono due corpi che non si trovano e che forse neanche si cercano, separati da pochi millimetri di vuoto. Consumano i propri spazi in modo autonomo come in una sovrapposizione multipla. Ognuno è l’ombra dell’altro e ne è il dopplegänger.
Cosa stanno cercando? Chi stanno cercando? Dove stanno cercando?

Non presi l’autobus verso la stazione, mi ritrovai invece a ripercorrere tutti i miei passi all’indietro come un goffo gambero fino all’appartamento.

La strada è impressa nella loro memoria, sempre quella, si percorre velocemente, avanti e poi indietro, a volte si gira e si cerca altrove. Il cammino non è il percorso necessario per giungere alla meta: ciò che solo conta è il cammino stesso. Si cercano possibilità. La svolta comporta possibilità. Ma tra tutte le scelte possibili quale diventa quella giusta? Quale il risveglio emotivo, quale la presa di coscienza?

Mi chiusi la porta alle spalle, gentilmente questa volta e poi mi incamminai, coi pensieri ovattati come cotone idrofilo.

La performance ci offre uno spaccato vivido dei percorsi che siamo indotti a seguire o lasciare durante la nostra crescita. La possibilità di un cambiamento che è spinta e fardello al tempo stesso. La ricerca del meglio che può diventare disagio e il disagio può trasformarsi in agonia.
Ma l’apparente fase di ricerca si trasforma in un approdo.
La meta/stanza è spettatore e protagonista, continuo rimbalzo tra interno e esterno, gioco sinestetico. Diventa un acquario in cui si cerca di stare a galla. Chiusi in un cubo di vetro, i doppi valutano la possibilità di fermarsi. Di restare.
Tutto si capovolge. Incerti si divincolano, si contorcono. Come sonnambuli alla ricerca di aria, come pesci che si dibattono asfissiati, aprono la finestra, sfondano l’acquario per respirare.
Dallo studio dei movimenti di Silvia Mazzavillani e Daniele Pennati e le musiche di Enrico Errani si apre uno spiraglio sulla sfera emozionale di uomini e donne del nostro tempo, dispersi e soffiati via dall’incertezza.

Antonella Perazza


svoltàre |dial. nap. votàre, sic. vutàri sbutari; fr. Vautrer: composto del lat. EX da e VOLUTàRE intensivo di VòLVERE volgere (v.q. Voce).

Nessun commento:

Posta un commento